Meditare nella tradizione cristiana, taoista e buddhista. Questo l’argomento della conversazione fra il venerabile Lama Paljin Tulku Rinpoce ed il teologo Marco Ragghianti, sabato 28 aprile alle 18 nella sede del Ciscu, Centro Internazionale per lo Studio delle Cerchia Urbane (casermetta sul baluardo San Paolino).
Il Lama Paljin, chiamato spesso a tenere incontri in contesti internazionali, sarà a Lucca per una conversazione sulle mura interiori ed esteriori, e sulla meditazione come possibilità per migliorare la vita quotidiana in ogni suo aspetto.
“Oggi, la frenesia della vita moderna toglie all’uomo il tempo – spiega il Venerabile Lama Paljin – pertanto il modo più rapido ed efficace che l’individuo ha per vivere il sacro consiste nel riscoprire il tempio interiore, centro della spiritualità e fertile terreno per lo sviluppo della pace”.
“Attraverso la meditazione – spiega Marco Ragghianti – si raggiunge quella trasformazione che è la via per l’armonia interiore ed esteriore. Ci permette inoltre di superare le mura che creiamo dentro di noi e di conseguenza fra noi ed il mondo”.
Entrambi gli ospiti sono molto attivi nell’ambito del dialogo interreligioso, ed in questo incontro sono previsti momenti di approfondimento attraverso le domande degli intervenuti.
Il Venerabile Lama Paljin Tulku Rinpoce (Arnaldo Graglia) è un monaco buddhista di tradizione tibetana. È fondatore e guida spirituale del Centro Studi Tibetani Mandala di Milano, che ha centri associati in Italia e all’estero. In Ladakh, siede oggi fra i Maestri reggenti il Monastero di Lamayuru ed è Abate del Monastero di Atitse, diventato sotto la sua guida un centro internazionale di meditazione. È da anni un attivo e convinto sostenitore e promotore, sul piano nazionale e internazionale, del dialogo interreligioso.
Marco Ragghianti è insegnante di contemplazione cristiana e meditazione taoista. Allievo del monaco eremita ed abate cistercense, Thomas Keating, con cui continua ad approfondire la mistica cristiana nel suo monastero in Colorado, ha risieduto per lunghi periodi nei monasteri taoisti in Cina. Sostenitore dello scambio interreligioso, insegna la sintesi delle due esperienze spirituali in corsi di contemplazione e guarigione spirituale. È autore del libro “L’arte medica taoista” è in uscita il suo nuovo libro “La contemplazione , introduzione alla mistica cristiana”.
L’incontro è a ingresso libero. Per informazioni: www.ciscu.eu
Details:
Centro studi Luigi Boccherini
Casermetta San Colombano, 1
Mura urbane – 55100 Lucca
tel. 0583 491899 – fax 0583 471105
centrostudi@luigiboccherini.it
La Lucca dell’800 dovette affrontare due momenti storici delicati per l’identità politica e culturale cittadina. Il 10 ottobre 1847 finiva la lunga storia d’indipendenza del Ducato di Lucca. L’unione al Granducato di Toscana significò la perdita della corte e dei privilegi di quella che per 478 anni era stata, anche se minuscola, una città-stato, una vera e propria capitale. L’annessione pesò molto ai lucchesi ma non fu l’unico processo di trasformazione che la Città dovette subire. Il secondo, importante momento per la storia del nostro Paese, fu, appunto, l’adesione del Granducato di Toscana al Regno d’Italia. Il nascente Regno inglobò tutti gli stati preunitari e i loro patrimoni, le loro finanze o, per meglio dire, i loro debiti. Proprio per far fronte alla necessità di impinguare le casse del Regno, si attuò un meccanismo, che oggi ascriveremmo alla sfera della più creativa finanza, attraverso il quale si costituirono appositi enti nazionali statali (ad esempio la Società Anonima) con il preciso compito di collocare sul mercato alcuni possedimenti dello Stato e garantire risorse immediate allo stesso. Due di questi possedimenti, che più direttamente colpirono la Città di Lucca, furono, appunto, le Mura, con tutto il loro impianto difensivo, e Palazzo Ducale. Lucca non volle assistere inerme a questo duro colpo così destò il suo spirito indipendente e, nella sua unicità, iniziò un moto di adesione al cammino unitario e post unitario del tutto singolare fondando le sue radici sulla cultura cittadina, sulla storia, sui valori identitari di una comunità. Come ricorda Letizia Bandoni, Assessore alla cultura del Comune di Lucca, “mentre in tutta Italia si pensava a come incollare assieme territori disomogenei, a Lucca si cercava di preservare le radici culturali della comunità valorizzando e acquisendo tutti gli elementi della propria identità: Lucca riacquistò, infatti, le proprie mura (per 112.350 Lire) restaurò in chiave moderna la facciata della chiesa di San Michele, ricompose il monumento funebre a Ilaria del Carretto, revisionò la storia dell’unificazione d’Italia rendendola percorribile attraverso le vie del centro in una sorta di percorso didattico per monumenti da destinare alle future generazioni”.
Contemporaneamente al processo di riacquisto delle Mura che terminò nel 1866, Lucca scelse di celebrare l’indipendenza e l’unità nazionale abbellendo e decorando con nuovi monumenti il proprio centro storico. Tra questi il monumento a Francesco Burlamacchi, quello a Vittorio Emanuele II, a Giuseppe Garibaldi, a Giuseppe Mazzini, a Benedetto Cairoli. Monumenti dietro ai quali c’è non solo la storia di un Paese ma anche la storia più viva e vissuta di un’intera comunità con le sue disquisizioni politiche, sociali e culturali tipiche di una Città che potremmo definire culturalmente bipolare: culturalmente innovatrice e aperta ma anche socialmente estremamente conservatrice. Proprio con questo spirito Carla Sodini e Romano Silva hanno affrontato questo progetto espositivo proponendo un itinerario che inizia nel 1863 – con l’erezione della statua a Francesco Burlamacchi – e arriva al 1897 – con l’inaugurazione del Monumento ai Caduti in piazza XX Settembre. Romano Silva aveva acutamente notato come l’inserimento del volto di Vittorio Emanuele II a fianco di quello di Galileo Galilei, di Cristoforo Colombo, di Gutenberg e di San Paolino nella facciata di san Michele e il cenotafio dedicato a Matilde di Canossa nella Chiesa di San Giovanni siano il documento tangibile dello spirito della città: culturalmente aperta, coraggiosa, europeista, lungimirante e al tempo stesso conservatrice, cattolica, insomma profondamente ‘lucchese’.





