La Valdicastello, situata nella parte centrale della Versilia, è caratterizzata da una grande varietà morfologica: attraversata dal torrente Baccatoio, è dominata dal massiccio del monte Lieto (m 1016 s.l.m.), mentre colline gradatamente più dolci la fiancheggiano fino allo sbocco in pianura del corso d'acqua. La consistente documentazione archeologica ci offre l'opportunità di seguirne le complesse vicende umane in un arco di tempo che va dalla preistoria fino all'alto medioevo.
La presenza di ricchi giacimenti di rame ha attirato il popolamento in questo distretto fin dall'età dei metalli, quando genti dell'
Eneolitico seppelliscono i loro morti nella Buca della Gigia e nella Tana della Volpe. L'abitato, che durante le fasi iniziali del
Bronzo finale è insediato sulla sommità del monte Lieto, in posizione di controllo degli alti pascoli, tende, in un momento avanzato del Bronzo finale, a scendere ai piedi del monte, su un rilievo collinare in località
La Costa.
Con l'inizio dell'età del
Ferro, attestata dalla chiusura di un ripostiglio di metalli a Colle alle Banche, per lo stimolo esercitato dai traffici costieri, il popolamento si proietta verso la pianura e il mare, come documenta l'insediamento relativo alla
necropoli del Baccatoio.
Materiali databili tra l'età
arcaica e la tarda antichità, rinvenuti presso la
pieve di S. Giovanni e S. Felicita, documentano la costante presenza umana fino alle soglie dell'alto medioevo.
Sulla sommità del monte Lieto è stata posta in luce la presenza di un insediamento del Bronzo finale cui segue, molto più tardi, tra III e II sec. a.C., una nuova occupazione da parte dei Liguri Apuani.
(testo di FABIO FABIANI)
Notizie Storiche
Alcuni recenti recuperi hanno permesso di localizzare sulla vetta del Monte Lieto (m 1016 s.l.m.), che si articola in ampi pianori, un vasto abitato.
Le forme e le decorazioni dei numerosi reperti ceramici, che risentono ancora delle influenze del
Bronzo recente, indicano che l'insediamento deve essere collocato in un momento antico del
Bronzo finale. Il villaggio arroccato sulla vetta del monte, ospitava una comunità dedita prevalentemente ad attività pastorali, e doveva rivestire una funzione strategica per il controllo delle aree di pascolo.
Tra III e II sec. a.C., la vetta viene nuovamente occupata da un villaggio ligure. Tra i materiali recuperati, oltre a vasi di produzione locale, sono presenti ceramiche a
vernice nera e
anfore, materiali acquisiti attraverso il commercio con le vicine popolazioni etrusche. In particolare, un frammento di una coppa a vernice nera reca graffita la parte iniziale di un'iscrizione in alfabeto etrusco. La presenza di macine, macinelli, pesi da telaio e
fuseruole documentano le attività domestiche femminili di cucina, di filatura e tessitura.
Il villaggio, in posizione arroccata, insieme ad altri insediamenti liguri del versante versiliese (
Levigliani), garantiva, da una posizione difesa, il controllo della pianura e dei passi che univano i due versanti delle Apuane, teatro di scontri tra contingenti romani e liguri in lotta tra la seconda metà del III e la prima metà del II sec. a.C.