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Informazioni

Stagione consigliata: primavera - estate
Epoca: VIII - V secolo a.C. / II secolo a.C. - inizi III secolo d.C.
Frazione / Località: Capannori
Comprensorio: Piana di Lucca
Contatti: Museo Nazionale di Villa Guinigi / Mostra Archeologica Permanente
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L'area del Chiarone, nella piana lucchese, è situata lungo l'antico corso del Serchio, nel punto dove il fiume, formando un'ampia ansa, riceveva da destra l'affluente Visona. Il sito archeologico, già noto da indagini e consistenti recuperi di superficie, è stato oggetto di sistematiche campagne di scavo tra il 1982 e il 1990. La successione e le caratteristiche degli abitati antichi qui individuati, ai quali si alternano fasi di completo abbandono, esemplificano in generale la complessa storia degli insediamenti rurali, prima etruschi e poi romani, gravitanti sul basso corso dell'Auser. Nelle alterne vicende del popolamento antico di quest'area svolsero infatti un ruolo determinante le peculiari caratteristiche ambientali e in particolare il fragile equilibrio idrogeologico. Lungo l'Auser, che attraversava la piana dividendosi in più rami e costituendo una facile via di penetrazione e collegamento, si concentrò la maggior parte degli insediamenti antichi (Via Squaglia; Fossa Nera; Tempagnano), attratti dalle risorse naturali del territorio e dalle sue potenzialità agricole; ma il fiume stesso, che in momenti climaticamente sfavorevoli poteva sommergere o impaludare ampie zone, fu certamente una delle cause principali delle periodiche fasi di abbandono. A partire dall'età tardoantica, il basso corso dell'Auser si trasformò progressivamente nell'ampio bacino di Sesto o Bientina, che, sommergendo i resti degli insediamenti antichi, ha consentito la conservazione di numerosi depositi archeologici come quello indagato al Chiarone.
Chiarone Capannori
Resti non visibili; i reperti sono conservati e, in parte, esposti nel Museo Nazionale di Villa Guinigi a Lucca. Alcuni reperti, da recuperi di superficie, si trovano anche nella Mostra Archeologica Permanente di Capannori.
Le tracce più antiche individuate al Chiarone risalgono al periodo villanoviano, momento al quale sono riferibili i resti di una capanna e di altre semplici strutture annesse. Il vasellame d'impasto recuperato, in alcuni casi decorato con motivi geometrici incisi o dipinti, è databile nella seconda metà dell'VIII secolo a.C.
Dopo un periodo ancora oscuro, nel quale il sito venne abbandonato o ne sono andati perduti i sedimenti archeologici, una nuova e più consistente occupazione è documentata a partire dai decenni finali del VII secolo a.C. I resti di abitazioni e strutture in legno, numerosi anche se non sempre ben definibili, indicano la progressiva crescita dell'insediamento nel corso del VI secolo a.C. In questo periodo, accanto alla ceramica d'impasto, talvolta decorata con motivi impressi o applicazioni plastiche, si diffonde il vasellame in bucchero nero di probabile produzione pisana. Tra i rinvenimenti di questa fase, compare inoltre una fibula in bronzo decorata con linee e cerchi incisi.
Nel V secolo a.C., ai margini dell'insediamento più antico, venne costruita una nuova abitazione in legno, a pianta rettangolare, fornita di un ambiente annesso, forse aperto all'esterno, dal quale proviene un cippo a clava .
In questo periodo il vasellame da mensa in bucchero scompare, sostituito da nuove produzioni ceramiche, di colore grigio o beige-arancione. In un'area prossima all'abitazione venne infine ritrovato un bronzetto femminile, forse riferibile ad un piccolo luogo di culto domestico.
L'abbandono dell'insediamento di età arcaica e classica, ancora nel corso del V secolo a.C., fu probabilmente causato, come risulta anche a Tempagnano e Fossa Nera, da eventi alluvionali, ai quali si devono anche la perdita dei livelli di vita, in gran parte dilavati, e la presenza di un deposito limoso di origine fluviale che copre i resti delle abitazioni.
Nel II secolo a.C., con la colonizzazione romana, il sito venne nuovamente occupato. Di questo periodo restano le tracce di semplici strutture in legno disposte intorno ad un pozzo, ma l'impegno degli abitanti per riorganizzare e rendere ancora vivibile la piana, emerge chiaramente dalla presenza, sulla destra del fiume, di una massicciata stradale in ciottoli fluviali. Tra i numerosi reperti recuperati, è ben documentato il vasellame da mensa a vernice nera, in gran parte di produzione locale.
La "fattoria" romana, ristrutturata in età augustea con strutture murarie in ciottoli, venne completamente smantellata verso la metà del II secolo d.C., ottenendo un'ampia superficie, consolidata dai materiali della demolizione, per un ultimo tentativo di occupazione, che si protrae, forse, fino agli inizi del III secolo d.C.
Caratteristiche di questo periodo sono le ceramiche da mensa in terra sigillata italica e, dal II secolo d.C., in terra sigillata africana. Nell'ultimo periodo, accanto alle attività agricole e di allevamento, anche la pesca dovette avere un ruolo importante nell'economia dell'insediamento, come risulta dalla notevole frequenza di pesi da rete in piombo.
L'abbandono definitivo dell'area è il segno evidente della crisi economica che investe sia la città che le campagne, forse ancora una volta connessa o comunque aggravata dal fragile equilibrio ecologico del territorio: il fiume, lasciato a se stesso, tornò quindi ad avere il sopravvento sulle opere umane.
  • CIAMPOLTRINI G., L'insediamento etrusco nella valle del Serchio dall'età del Ferro al VI sec. a.C. Nuovi contributi archeologici, in "Studi Etruschi" LVIII, 1993
  • CIAMPOLTRINI G., Aspetti dell'insediamento etrusco nella valle del Serchio: il V sec. a.C., in "Studi Etruschi" LIX, 1994
  • CIAMPOLTRINI G., ZECCHINI M., Capannori. Archeologia nel territorio, Lucca 1987
  • CIAMPOLTRINI G., Pacatus a tavola. Le sigillate di un abitato della piana lucchese, in Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa 25, 1-2, Pisa 1995
  • CIAMPOLTRINI G., Appunti sull'Etruria settentrionale in età severiana, in Studi Classici e Orientali 42,1992
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