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San Martino a Seravezza

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Informazioni

Fondazione: VIII secolo
Frazione / Località: Seravezza
Comprensorio: Versilia
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La chiesa, di antica origine era preceduta da un portico, andato distrutto durante la seconda guerra mondiale, tradizionalmente collegato al nome di Michelangelo. Notevole l'arredo per lo più ascrivibile ai secoli XVII e XVIII.
Seravezza
Ricordata per la prima volta nel 721, dipese dalla Pieve di Vallecchia, ma nel 1299 ebbe la concessione del fonte battesimale e giurisdizione sui villaggi dei monti circostanti che costituivano la Comunità o Vicinanza della Cappella. Rimasta costantemente parte della diocesi di Luni-Sarzana, ne è stata staccata nel 1789 e assegnata a quella di Pisa cui ancora pertiene.
L'edificio, attestato fin dalla fine del secolo XIII, mantiene ancor oggi alcuni caratteri tipici dell'austera architettura medievale lucchese, nonostante gli interventi di modifica e ampliamento apportati nel corso dei secoli. In particolare, all'inizio del Cinquecento furono aggiunti un portico e un rosone, detto "l'occhio di Michelangelo", entrambi collegati tradizionalmente alla presenza del Buonarroti in questa zona.
Che Michelangelo abbia risieduto in questi luoghi al principio del XVI secolo in qualità di supervisore del trasporto dei marmi destinati a papa Leone X Medici è un fatto storicamente accertato, ed è pertanto possibile che in questo periodo abbia influenzato la realizzazione del portico ultimato da Donato Benti. Del portico, distrutto durante l'ultima guerra, restano oggi solo testimonianze fotografiche, che dimostrano come esso costituisse un esempio di architettura rinascimentale unico nella zona.
Numerosi gli interventi di ristrutturazione eseguiti nel corso dei secoli che portarono all´acquisizione alla fine del Cinquecento di un ciborio con tempietti a marmi policromi di Davide Tedeschi, nonché, nel Seicento, all'aggiunta di importanti arredi quali un fonte battesimale, un nuovo altare maggiore e il pulpito.
La chiesa conserva anche tracce degli arredi più antichi, tra cui in particolare un capitello trecentesco, una lapide terragna e un tabernacolo eucaristico.
Da segnalare infine i resti di un affresco di grandi dimensioni, tra cui si trova un Cristo portacroce che versa sangue nel calice, esempio di un modello iconografico assai raro in Versilia, attestato però nei tabernacoli di Donato Benti.
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