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Manon Lescaut

Manon Lescaut

Libretto
Autore anonimo (vi collaborarono Marco Praga, Domenico Oliva, Ruggero Leoncavallo, Luigi Illica e Giulio Ricordi) dal romanzo Histoire du Chevalier Des Grieux et de Manon Lescaut dell’Abbé Antoine-François Prévost. 
Prima rappresentazione
Torino, Teatro Regio, 1 febbraio 1893.
Trama
Il giovane cavaliere Des Grieux, mentre scherza con alcune ragazze nella piazza della Posta ad Amiens, rimane folgorato dalla bellezza di Manon, appena arrivata con il fratello Lescaut. Venuto a sapere che il potente Geronte, attratto da Manon, intende appropriarsene con la forza, decide di fuggire con lei. Più tardi, però, Manon cede al fascino del lusso offertole da Geronte e si trasferisce nella sua dimora elegante, pur continuando a pensare a Des Grieux. Il giovane la raggiunge all’improvviso e i due progettano una nuova fuga, portando con sé denaro e gioielli della casa. Scoperti da Geronte, Des Grieux e Lescaut riescono a scappare, mentre Manon viene catturata. A Le Havre, Lescaut tenta inutilmente di sottrarre la sorella alla deportazione: Manon è ormai parte del gruppo di donne destinate all’America. Non potendo liberarla, Des Grieux decide di imbarcarsi come mozzo sulla stessa nave. In seguito, in una zona desolata ai margini del territorio di New Orleans, Manon e Des Grieux, evasi dal luogo di detenzione, avanzano stremati. Des Grieux si allontana per trovare acqua, ma quando torna trova Manon in fin di vita, che si spegne tra le sue braccia.


La prima rappresentazione della Manon Lescaut di Giacomo Puccini ebbe luogo al Teatro Regio di Torino il 1° febbraio del 1893. Terza opera in ordine cronologico del compositore lucchese, basa la sua trama sul romanzo dell’abate (in realtà, prete due volte spretato) Antoine-François Prévost “Storia del cavaliere Des Grieux e di Manon Lescaut”, scritto nel 1731, e suggerito a Puccini dal suo primo librettista Ferdinando Fontana. La gestazione del libretto fu particolarmente difficile: affidato non a Fontana (che se ne risentì) ma a Marco Praga e Domenico Oliva, passò poi per le mani di Leoncavallo, Luigi Illica e Giuseppe Giacosa, al punto da spingere lo stesso Puccini a definire il libretto “di tutti e di nessuno”, e il Corriere della Sera a recensirlo come “dovuto ad una specie di Unione Cooperativa di giovani scrittori”. Ciò nonostante, l’opera ottenne da subito uno straordinario successo di pubblico, che ancora oggi sembra non conoscere crisi.