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Turandot

Turandot

Libretto
Giuseppe Adami e Renato Simoni, dalla fiaba teatrale omonima di Carlo Gozzi. A causa della morte di Giacomo Puccini (1924), l’opera fu completata da Franco Alfano. 
Prima rappresentazione
Milano, Teatro alla Scala, 26 aprile 1926. Completata in seguito anche da Luciano Berio.
Trama
In una Pechino leggendaria vive la principessa Turandot, famosa per la sua bellezza e la sua crudeltà: chi desidera sposarla deve risolvere tre enigmi, pena la morte. Il principe Calaf, giunto in città sotto falso nome, ritrova il padre Timur e la fedele Liù, ma resta incantato da Turandot e decide di affrontare la prova, nonostante i tentativi di fermarlo. Calaf riesce a sciogliere gli enigmi, ma offre alla principessa una scelta: se scoprirà il suo nome entro l’alba, potrà farlo uccidere. Turandot ordina una ricerca notturna in tutta la città; Timur e Liù vengono catturati e condotti al suo cospetto. Per non tradire Calaf, Liù confessa il proprio amore e si toglie la vita. Rimasto solo con Turandot, Calaf riesce a intaccarne la durezza e, all’alba, le rivela il suo nome. Davanti all’imperatore e al popolo, la principessa proclama che il nome dello straniero è “Amore”, suggellando il loro destino comune.


Fu Renato Simoni a proporre a Puccini il soggetto di quella che sarebbe diventata la sua ultima opera, nel 1920. Il compositore ne rimase immediatamente affascinato e si avviò così un lungo e complesso percorso creativo che lo avrebbe accompagnato fino alla fine della sua vita, segnato da momenti di grande slancio alternati a fasi di incertezza, tensioni con i librettisti e successive riconciliazioni.
Un passaggio decisivo si ebbe nell’agosto dello stesso anno a Bagni di Lucca, quando i librettisti presentarono al compositore il progetto completo. In quell’occasione Puccini fece ascoltare un carillon appartenuto al barone Edoardo Fassini-Camossi, con melodie di origine cinese che sarebbero poi confluite nella partitura. Poco dopo iniziarono i primi abbozzi musicali.
Alla sospensione del lavoro, nella primavera del 1924, Puccini aveva terminato l’orchestrazione dei primi due atti e del terzo fino all’aria di Liù “Tu che di gel sei cinta”. Partendo per Bruxelles, portò con sé alcuni schizzi relativi al duetto conclusivo.

La prima assoluta dell’estremo capolavoro di Giacomo Puccini ha luogo alla Scala il 25 aprile 1926. Il compositore era scomparso a Bruxelles il 29 novembre 1924, senza completare la partitura. Arturo Toscanini aveva chiesto a Franco Alfano di approntare un finale, la cui stesura restò problematica. La sera della Prima, Toscanini depose la bacchetta sull’ultima nota composta da Puccini, alla morte di Liù: un gesto rimasto nella storia della Scala.